Cantiere scuola per il restauro di Fonte Gaia in Piazza del Campo

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Cantiere scuola per il restauro di Fonte Gaia in Piazza del Campo

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A partire dal mese di Settembre è prevista l’attivazione del cantiere scuola per il restauro di Fonte Gaia in Piazza del Campo. Il restauro sarà realizzato, in parte,  grazie al contributo economico della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e del Comune di Siena, sarà inoltre attivata una campagna di fundraising aperta sia ad imprese che a privati cittadini che vorranno essere partecipi di questo importante intervento.

La storia della Fonte Gaia, il cui restauro è oggetto di questo nuovo progetto, è fortemente intrecciata con quella della Piazza del Campo e con l’approvvigionamento idrico della città di Siena.

La fonte oggi presente in Piazza del Campo fu preceduta, già nel 1300, da un’antica fontana medievale, sostituita con la celebre fonte di Jacopo della Quercia, realizzata tra il 1409 ed il 1419. L’Opera di Jacopo della Quercia fu a sua volta sostituita, nel 1869, da quella attualmente posizionata nella Piazza, opera di Tito Sarrocchi.

Già a partire dalla metà del ‘300 era chiaro a tutti che il punto nevralgico della città, la cui popolazione stava crescendo notevolmente, necessitava di un approvvigionamento idrico più abbondante. Il Comune commissionò, pertanto, la realizzazione di un nuovo tratto dell’acquedotto, che già conduceva a Siena l’acqua proveniente dalle colline circostanti, per addurre l’acqua sul Campo. L’arrivo dell’acqua, attraverso un ingegneristico sistema di viadotti sotterranei, fino al centro della città, accrebbe il valore e l’importanza civica della piazza stessa.

Quando nel 1419 l’antica Fonte medioevale venne sostituita dalla nuova Fonte Gaia, realizzata dall’artista Jacopo della Quercia, fu chiaro che essa rappresentava non più soltanto l’aspetto prettamente utilitario di approvigionamento dell’acqua, ma aveva assunto nuove valenze civiche e religiose. Fonte Gaia era divenuta la regina delle fonti senesi, alla quale il Comune ed il popolo dedicarono le cure più assidue, per la quale ebbero quasi una venerazione.

Simbolo civico fortissimo, rappresentava una sorta di cornice ideale a quel bene prezioso che per qualsiasi città, specie se collinare, era l’acqua.

Nel corso degli anni, il monumento di Jacopo della Quercia subì, tuttavia, un intenso degrado, dovuto alla vita quotidiana che si svolgeva in Piazza del Campo ed al debole materiale impiegato per la sua realizzazione, il marmo della montagnola senese: una pietra meravigliosa per il suo universo cromatico, ma caratterizzata da una debole struttura che la rende inadatta per elementi decorativi da esporre alle intemperie.

Uno dei traumi maggiori fu infatti inferto da chi, nel 1743, per vedere meglio lo svolgimento del Palio, si arrampicò su una delle due sculture a tutto tondo (Rea Silvia), mandandola in pezzi.

Nel 1858 fu deciso, quindi, di sostituire la fonte di Jacopo con una copia realizzata nel più duraturo marmo di Carrara, commissionata allo scultore purista senese Tito Sarrocchi (1824-1900).

A sollecitare per la prima volta il rifacimento dell’opera furono due illustri cittadini che nel Luglio 1844 inviarono un’accorata lettera al magistrato civico di Siena di Siena. Le loro intenzioni erano quelle di fare leva sulla coscienza dei cittadini senesi affinchè fosse realizzata una « copia in marmo del tutto uguale a somigliantissima » alla fonte Gaia di Jacopo della Quercia. Dalla lettera inviata al magistrato si evince che i due cittadini intendevano sollecitare l’impegno civico dei senesi, suggerendo di attivare una pubblica sottoscrizione, affinchè « Il nobile Monumento » rivivesse tramite l’impegno di ogni singolo cittadino, mostrando così con quale « religiosa cura » i senesi sapessero « mantenere e conservare » le proprie cose. Ci si spinse persino a fare una previsione sulla raccolta dei finanziamenti necessari all’esecuzione della copia (centomila lire): ci sarebbero voluti diecimila sottoscrittori che versassero due lire l’anno ciascuno per cinque anni. Dal momento che Siena aveva allora ventimila abitanti, si prevedeva che alla sottoscrizione partecipassero anche una certa quota di donne, bambini, vecchi e analfabeti.

L’appello suscitò l’interesse di intellettuali e cittadini senesi per la conservazione del proprio patrimonio artistico, e, se pur dopo alcuni anni, nel 1857/1858, fu istituito un comitato che affidò a Tito Sarrocchi l’incarico di « rifare tutta quella parte della Fonte che attualmente esiste ».

Il monumento, che si può ancora oggi ammirare in Piazza del Campo, fu quindi finanziato dal Comune insieme a tutta la cittadinanza ed inaugurato dieci anni più tardi.

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