- Promemoria sugli attori e testi di riferimento nel settore del patrimonio costruito in Europa
1.1 L'Unione Europea
I primi testi significativi riguardanti il settore culturale in Europa risalgono alla fine degli anni '70, 20 anni dopo la creazione della CEE, e affrontano quasi esclusivamente la cultura sotto l'aspetto del libero scambio, dell'armonizzazione fiscale e legislativa.
Con l’istituzione del Trattato sull’Unione Europea (più comunemente noto come Trattato di Maastricht) firmato il 7 febbraio 1992 e ancora oggi in vigore, ilEuropadiventa ilUnione Europea; è allora che si realizzano vere e proprie politiche comuni, in particolare nel campo della cultura, attraverso l'articolo 128 che ad essa è interamente dedicato.
Queste politiche non sono, tuttavia, meno limitate: l'articolo 6 del Trattato spiega che “l'Unione ha competenza per svolgere azioni di sostegno, coordinamento o integrazione dell'azione degli Stati membri” in alcuni settori particolari e particolarmente in quello della cultura. In altre parole, questo è uno deicapacità di supportodell’Unione Europea che, di conseguenza, non può che intervenire in questo ambito per sostenere l’azione dei Paesi UE. E. Inoltre, ai sensi dell'art il principio di sussidiarietà1, l'Unione europea può intervenire nel settore culturale solo se gli obiettivi in questo settore non possono essere raggiunti dagli Stati membri.
Questo è il motivo per cui la stragrande maggioranza dei testi relativi alla cultura, e in particolare al patrimonio, danno semplicemente il punto di vista delle istituzioni europee su questo tema e non sono quindi necessariamente applicabili da parte degli Stati membri: si tratta di “risoluzioni”, “conclusioni”, “pareri” o “raccomandazioni”
La competenza nello sviluppo delle politiche pubbliche nel settore del patrimonio è quindi soprattutto una competenza nazionale. Ciò può tradursi in politiche nazionali forti e, a seconda del paese, in un’autonomia più o meno estesa per le regioni (e/o altri livelli territoriali del paese). 27 Stati membri con tradizioni già consolidate in questo settore, che hanno sviluppato metodi propri di gestione delle politiche culturali specifiche e per i quali le priorità di politica culturale possono essere molto diverse.
Armonizzazione, dunque rispettando la diversità culturale2 pratiche relative al settore culturale, e quindi quello del patrimonio e dei progetti sul patrimonio costruito, è una sfida!
L'Unione Europea è impegnata a sviluppare azioni nel campo della cultura, e in particolare per quanto riguarda il patrimonio. Inoltre, anche se il ruolo della Commissione europea si limita a fornire un quadro metodologico agli Stati membri che non consente loro di condurre concretamente una politica comune su temi specifici, essa promuove comunque l’incontro e la messa in rete di diversi attori culturali.
Questi sono ad esempio:
- IL Giornate Europee del Patrimonio, che permettono ogni anno di aprire numerosi luoghi culturali non sempre accessibili (Giornate Europee del Patrimonio | Giornate Europee del Patrimonio)
- Il Premio del Patrimonio Europeo, che premia ogni anno iniziative di rilievo nel campo del patrimonio (Premi del patrimonio europeo | Cultura e Creatività (europa.eu)
1.2 Istituzioni internazionali prescrittori in termini di conservazione-restauro del patrimonio:
- L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) ha la missione di“incoraggiare l’identificazione, la protezione e la conservazione del patrimonio culturale e naturale in tutto il mondo, considerato di eccezionale valore per l’umanità”.
- Il Centro Internazionale per lo Studio della Conservazione e del Restauro dei Beni Culturali (Iccrom) è un'organizzazione intergovernativa al servizio dei suoi Stati membri per promuovere la conservazione di tutte le forme di patrimonio culturale in tutte le regioni del mondo. Svolge missioni diformazione, informazione, ricerca, cooperazionee dipatrocinioin materia di conservazione.
- Il Consiglio internazionale dei monumenti e dei siti (Icomos), principale organizzazione internazionale non governativa specializzata nella conservazione dei monumenti e dei siti mondiali.
Queste istituzioni esulano dal quadro europeo e si sforzano di definire e istituzionalizzare i principi fondamentali della conservazione-restauro a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale grazie alla formulazione di testi che costituiscono oggi un riferimento per la disciplina: la Carta Internazionale sulla conservazione e il restauro restauro di monumenti e siti adottato dall'Icomos nel 1965 (Carta di Venezia), ovvero il testo cosiddetto “Copenaghen”, “Il conservatore-restauratore: una definizione della professione”, adottato dall'Icom nel 1986.
1.3 Consiglio d'Europa
Il Consiglio d’Europa, organizzazione intergovernativa per la difesa dei diritti umani, è all’origine di numerose convenzioni nel campo dei beni culturali, i cui Paesi firmatari si impegnano a sostenere quanto più possibile la conservazione e il restauro: la Convenzione Europea per la Tutela del Patrimonio Archeologico (La Valletta, 1992) [Convenzione Europea per la Protezione del Patrimonio Archeologico (riveduta) (La Valletta, 1992) – Cultura e Patrimonio Culturale (coe.int)] o la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Architettonico d'Europa (Granada, 1985) [Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Architettonico d’Europa (Granada, 1985) – Cultura e Patrimonio Culturale (coe.int)]
1.4 Comitato europeo di normalizzazione
Da parte sua, il Comitato Europeo di Normazione sviluppa norme per il campo della conservazione e del restauro del patrimonio dal 2004 attraverso il Comitato Tecnico Europeo”CEN/TC 346 – Conservazione del patrimonio culturale»
1.5 Organizzazioni che rappresentano i professionisti del settore
- La Confederazione Europea delle Organizzazioni di Conservatori-Restauratori (ECCO) è stata creata nel 1991 da 14 organizzazioni europee dei conservatori-restauratori.Rappresentando attualmente quasi 6.000 professionisti in 23 paesi e 26 organizzazioni membri, tra cui un'organizzazione internazionale (IADA), ECCO incarna il campo della conservazione del patrimonio culturale, mobile e immobile.
- La Rete Europea degli Istituti di Formazione in Conservazione-Restauro (Ancora) è una rete di istituti di istruzione superiore che operano nel campo della conservazione e del restauro. ENCoRE è stata fondata nel 1997 con l'obiettivo principale di promuovere la ricerca e la formazione nel campo dei beni culturali. Attualmente, ENCoRE ha 41 membri a pieno titolo e 1 membro
associati ai principali programmi di studio di conservazione-restauro in Europa.
- L'organizzazione del Premio dell'Unione Europea per il Patrimonio Culturale proposto ogni anno da Europa Nostra: si tratta di un'organizzazione non governativa creata nel 1963 che opera per la tutela del patrimonio culturale materiale.
2 Carte per vigilare sul restauro dei monumenti storici
Nella seconda metà del 20 ° secoloesecolo, lo stato confuso del restauro dei monumenti storici è stato normalizzato da una serie di Carte internazionali che hanno portato alla definizione e regolamentazione degli interventi di restauro come li intendiamo attualmente.
2.1 La Carta di Atene pose le basi per la restaurazione nel 1931.
La prima è la Carta di Atene per il restauro dei monumenti storici adottata durante il primo Congresso Internazionale degli Architetti e dei Tecnici dei Monumenti Storici del 1931 (da non confondere con la Carta di Atene del 1933, esito della IVeCongresso Internazionale di Architettura Moderna tenutosi sotto l'egida di Le Corbusier).
Questa Carta afferma l'interesse di tutte le fasi della vita di un edificio e raccomanda“rispettare l’opera storico artistica del passato, senza proscrivere lo stile di nessuna epoca”. Incoraggia un'occupazione dei monumenti che rispetti il loro carattere storico o artistico, garantendo così la continuità della loro vita. Insiste, da un lato, sul ruolo dell'educazione nel rispetto dei monumenti“profondamente convinto che la migliore garanzia di conservazione dei monumenti e delle opere d’arte provenga dal rispetto e dall’attaccamento delle persone stesse”e, dall'altro, sull'utilità della documentazione internazionale. Infine, la Carta di Atene sottolinea l’importanza di una stretta collaborazione tra archeologi e architetti. Alcuni punti costituiscono ancora un problema, come ad esempio il fatto che questa Carta autorizza l'uso del cemento armato.
2.2 La Carta di Venezia, del 1964, completa e affina quella di Atene
Nel 1964 si riunì a Venezia il 2° Congresso Internazionale degli Architetti e Tecnici dei Monumenti Storici con lo scopo di“ riesaminare i principi della Carta di Atene per approfondirli e ampliarne la portata in un nuovo documento ». Estende la nozione di monumento storico a“sito urbano o rurale che testimonia una civiltà particolare, un’evoluzione significativa o un evento storico”e insiste sia sul valore storico che artistico di un monumento.
Per quanto riguarda la conservazione, la Carta di Venezia fa eco a quella di Atene sottolineando l'importanza di mantenere i monumenti funzionanti, senza che ciò influisca sull'ordine o sulla decorazione degli edifici, nonché l'importanza di un ambiente protetto alla scala del monumento.
Per quanto riguarda il restauro in senso stretto, la Carta del 1964 lo afferma“mira a preservare e rivelare i valori estetici e storici del monumento e si basa sul rispetto della sostanza antica e dei documenti autentici”. Di conseguenza, respinge per quanto possibile ricostruzioni incerte. Se questi sono essenziali, la Carta insiste sulla necessità che queste ricostruzioni portino il segno del nostro tempo per non lasciare spazio ad alcuna ambiguità. Come la Carta di Atene, lo considera“devono essere rispettati gli apporti validi di tutte le epoche alla costruzione di un monumento, non essendo l’unità di stile un obiettivo da raggiungere in un restauro”. Qualsiasi articolo destinato a sostituire una parte mancante deve“integrarsi armoniosamente nell’insieme, pur distinguendosi dalle parti originarie”. Infine, la novità di questa Carta è quella di includere un articolo sugli scavi.
2.3 La Carta attualmente in vigore: quella di Cracovia del 2000
L'ultima, quella oggi in vigore, è la Carta di Cracovia del 2000. Questa Carta riprende, talvolta ampliandoli, un certo numero di punti delle due precedenti. Essa ha però il merito di fornire un quadro concettuale importante, in particolare con la definizione del “progetto di restauro”. Questo“deve basarsi su una serie di opzioni tecniche adeguate ed essere preparato mediante un processo cognitivo di raccolta di informazioni e comprensione dell’edificio o del sito”, inducendo l’interdisciplinarietà. Infine, il progetto di restauro deve basarsi su principi che la Carta definisce come quello del minimo intervento, quello dell’autenticità, dell’integrità e dell’identità.
La Carta di Cracovia qualifica la posizione delle carte precedenti riguardo ai materiali e alle tecniche moderne:“ogni nuovo materiale, ogni nuova tecnologia deve essere rigorosamente testata, confrontata e padroneggiata prima dell’applicazione” e devono poi essere oggetto di un monitoraggio continuo. Presenta inoltre la novità di ampliare l'ambito del restauro del patrimonio alle città e ai villaggi che devono essere percepiti nel loro ambiente territoriale, essendo il paesaggio parte del patrimonio culturale perché»in molte società i paesaggi hanno un rapporto storico con il territorio e con le influenze della città”.
Infine, è incoraggiata la presentazione al pubblico, in particolare,“l'uso delle moderne tecnologie, banche dati, sistemi informativi e tecniche di presentazione virtuale. »
2.4 La carta del patrimonio costruito vernacolare
La Carta del Patrimonio Edificato Vernacolare è stata scritta dalla 12a Assemblea Generale dell’ICOMOS, in Messico, nell’ottobre 1999.Questa carta presenta cos'è la costruzione vernacolare, nonché raccomandazioni per la sua conservazione e rinnovamento. Lei testimonia la straordinaria estensione della nozione di patrimonio che, per quanto riguarda gli edifici, è stata a lungo confinata ai monumenti storici. Elementi della vita quotidiana e ordinaria sono oggi percepiti e trattati come elementi del patrimonio. Questo patrimonio di edifici, oggetti, paesaggi e spazi è senza dubbio coerente con la logica dello sviluppo sostenibile che mira tanto a far durare le conquiste quanto ad articolare il presente della società con il suo passato e il suo futuro in una prospettiva di trasmissione ed economia dei mezzi.
L'interesse di questa Carta, oltre alla definizione che dà del patrimonio vernacolare e alle raccomandazioni che fornisce per la sua conservazione, sta nel fatto che, senza mai fare riferimento ad essa, si inserisce, per il suo stesso oggetto, nelle prospettive di sviluppo sostenibile, proprio nel momento in cui gli eco-distretti sperimentali cominciavano a svilupparsi in alcune città europee.
Quindi, circa del patrimonio edilizio vernacolare, la Carta preciso:
- che si tratta di un metodo di costruzione condiviso dalla comunità,
- che la costruzione abbia un carattere locale rispondendo ai vincoli e alle risorse dell’ambiente,
- che il suo stile è coerente,
- che si basa su competenze e tecniche efficaci trasmesse in modo informale,
- che questo patrimonio costruito è parte di una rete di significati culturali che è essa stessa un patrimonio,
- infine che i progetti, le tecniche e il know-how che hanno portato alla realizzazione di questo edificio sono essi stessi elementi del patrimonio che devono essere salvaguardati e trasmessi.
2.5 La Dichiarazione di Davos: pensare al patrimonio costruito di domani
Senza concentrarsi esclusivamente sul patrimonio esistente, la dichiarazione di Davos (2018) è simile a un tentativo di salvaguardare la nozione stessa di patrimonio. Poiché il patrimonio è ciò che si ritiene abbia un valore comune sufficientemente importante da essere trasmesso alle generazioni successive, i ministri europei della Cultura sono allarmati da una progettazione/applicazione di edifici che dimentica di preservare l’estetica e l’armonia. esistenti) e propongono di considerare lo spazio abitabile e i paesaggi come un bene che non può essere impunemente sacrificato unicamente a logiche economiche o ad una visione ridotta degli spazi abitativi alla sola funzione ospitante. Dichiarazione di Davos e processo di Davos per costruire cultura
I ministri europei della cultura hanno adottato la Dichiarazione di Davos nel 2018, su iniziativa della Svizzera. Gli stati europei si impegnano a creare le condizioni necessarie per una cultura edilizia di qualità a livello politico e strategico. Su questa base, nel 2023 hanno adottato il Memorandum di Davos per la cultura dell’edilizia e hanno fondato l’Alleanza di Davos per la cultura dell’edilizia. Nell’ambito dell’Alleanza di Davos per la costruzione della cultura, gli ambienti politici ed economici e la società civile uniscono le forze per una migliore pianificazione di città, villaggi e paesaggi.
Nell’ambito del progetto “Processo di Davos», che comprende 8 criteri:
- Buon governo
- Funzionalità: la cultura dell'edilizia di qualità (CBQ) soddisfa i bisogni umani in termini di salute, comfort, sicurezza e accessibilità.
- Ambiente: il CBQ preserva l'ambiente
- Economia: il CBQ apporta valore aggiunto economico
- Diversità: CBQ connette le persone
- Contesto: CBQ guida la coerenza spaziale
- Spirito del luogo: CBQ rafforza lo Spirito del luogo, promuove la risposta emotiva delle persone al luogo e consente loro di stabilire una relazione positiva con esso
- Bellezza: un luogo intriso di CBQ è bellissimo.
Qui troviamo ciò che, per i governi europei di oggi, sembra essere collettivamente degno di valore, che, nel complesso, costituisce patrimonio.
Ricordare :
- La legislazione europea nel campo della cultura e del patrimonio non è per lo più vincolante per gli Stati membri.
- La nozione di patrimonio si è ampliata per includere le dimensioni del contributo sociale, paesaggistico, estetico e storico e ora funge da concetto chiave per le politiche per la realizzazione di nuove costruzioni.